Alla scoperta della scienza nascosta nei luoghi di Padova
Questo mese vi porto alla scoperta della scienza galileiana nella città di Padova, che dista pochi chilometri da Abano Terme ed è raggiungibile in circa venti minuti con i mezzi pubblici, in treno o in auto.
Padova è nota come la città di «gran dotori» (l’antica filastrocca recita così: «Veneziani, gran siori; Padovani, gran dotori; Vicentini, magnagati; Veronesi, tuti mati; Trevisani, pan e tripe; Rovigòti, baco e pipe. E Belun? Póro Belun, te se proprio de nisun!») sede della seconda università d’Italia, fondata nel 1222, del primo orto botanico universitario al mondo aperto nel 1545, e patria dell’affresco trecentesco, vanta anche un altro grande primato: il fatto di aver accolto per 18 lunghi e proficui anni lo scienziato, matematico, geometra, astronomo e fisico Galileo Galilei.
Sapevate che lo scienziato pisano ha definito gli anni padovani come i “migliori” della sua vita?
Galileo nacque a Pisa nel 1564, l’anno della morte di Michelangelo e della nascita di W. Shakespeare. Come molte personalità toscane, lascia il Granducato dopo studi di medicina poco gratificanti e dopo aver studiato matematica, e trova nella Padova cinquecentesca l’ambiente ideale per far decollare le sue geniali intuizioni.
La sua ambizione è quella di «sistemarsi» anche dal punto di vista economico e approfitta dello stipendio di cattedratico di matematica dell’università patavina e del fervido clima culturale e scientifico per dedicarsi a ricerche ed esperimenti.
Con Galileo, nasce a Padova il metodo scientifico moderno, quello empirico, basato sull’osservazione dal vero.
Alle sue lezioni, che per la forte affluenza di pubblico si svolgono in aula magna al Bo, l’edificio antico dell’università, accorrono studenti da ogni donde e leggendaria rimane la sua cattedra, costruita in legno dai suoi studenti per poterlo ascoltare e vedere meglio. Ma il grande genio è sempre in bolletta, per cui trasforma persino la sua casa padovana accanto alla Basilica di S. Antonio in una sorta di convitto ove accoglie e istruisce studenti.
Il periodo padovano gli varrà un importante riconoscimento:
quello di aver progettato un cannocchiale astronomico che ingrandisce 30 volte la vista dal campanile di piazza San Marco a Venezia da cui lo presenta per la prima volta al Doge nell’agosto 1609.
Il Galileo del periodo padovano non è solo impegno e dedizione, ma anche piaceri della tavola e passione per il teatro che Padova asseconda offrendo a Galileo un porto sicuro al riparo dalle tempeste che imperverseranno alla fine dei suoi anni in costante querelle con il Vaticano.